da Francesca Rizzello | Apr 10, 2017 | Alimenti, Ricette
Inizio questa pagina dedicata alle ricette con dei biscotti ottimi per la colazione (io li mangio nel kefir di latte) o per il tè e le tisane.
Adoro il grano saraceno e oggi vi propongo la mia ricetta. Sono una fonte naturale di proteine e fibre.
1 biscotto (circa 9 grammi) contiene 35 kcal.
Ingredienti
- 250 g di farina di grano saraceno integrale
- 150g di farina di tritordeum
- 100g di olio di semi di girasole
- 2 uova medie
- 50g di gocce di cioccolato fondente
- 1 pizzico di bicarbonato
Procedimento
Disporre le farine setacciate sulla spianatoia, aggiungere le uova, l’olio e il bicarbonato ed iniziare ad impastare con le mani fino ad ottenere un impasto dall’aspetto bricioloso. All’ultimo unire le gocce di cioccolato.
Fare un panetto di impasto, avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare in frigo per ½ ora.
Mettere l’impasto tra due fogli di carta forno e stenderlo (spessore di 5 millimetri). Ricavare i biscotti con l’aiuto di un taglia biscotti.
Infornare a 180 gradi per 10 minuti circa. I biscotti vanno sfornati quando sono ancora morbidi.
da Francesca Rizzello | Apr 5, 2017 | Alimenti
Il termine carciofo (Cynara cardunculus subsp.scolymus) deriva dall’arabo al-char-schof. Il carciofo è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Composite (Asteracee), tipica dell’Area Mediterranea, coltivata in Italia e in altri paesi sia per uso alimentare che medicinale.
Il carciofo è un antico ortaggio, probabilmente originario dell’Egitto o del Nord dell’Africa. Notizie attendibili sulla sua coltivazione in Italia risalgono al XV secolo, quando dalla zona di Napoli, dove era stata introdotta da Filippo Strozzi, la coltura del carciofo si diffuse dapprima in Toscana e in seguito in molte altre regioni.
Quest’ortaggio, oltre a essere gradito alla maggioranza dei palati, è sempre stato considerato un rimedio per i più svariati problemi dell’organismo. Il carciofo è molto ricco di ferro, è di buon valore nutritivo e di basso apporto calorico. Per la cultura popolare possiede virtù terapeutiche e salutari grazie alla ricchezza della sua composizione: sodio, potassio, calcio, fosforo, ferro, vitamine (A, B1, B2, C, PP), acido malico, acido citrico, tannini e zuccheri consentiti anche ai diabetici. Il carciofo è, quindi, per la tradizione, considerato tonico, stimolatore del fegato, sedativo della tosse, contribuisce a purificare il sangue, fortifica il cuore, dissolve i calcoli e disintossica. Inoltre grazie alla cinarina, una molecola organica di sapore amaro contenuta nelle foglie, nello stelo e nell’infiorescenza, il carciofo svolge un’azione benefica sulla secrezione biliare, favorisce la diuresi renale e regola le funzioni intestinali, inoltre è dimostrato, da numerosi studi clinici, che risulta avere un importante ruolo nell’abbassare il livello del colesterolo. Per la presenza di composti vitaminici, infine riduce la permeabilità e la fragilità dei vasi capillari. In cosmesi invece, il succo svolge un’azione bioattivante, vivificante e tonificante per la pelle devitalizzata e foruncolosi. I suoi decotti aiutano la pelle stanca.
La parte più pregiata della pianta è il capolino. La frazione edule del capolino rappresenta il 30-50% del suo peso intero, il ricettacolo o “fondo” costituisce il 20-25%; tali variazioni sono in funzione della cultivar e dell’epoca di raccolta.
Il capolino del carciofo, allo stato fresco, presenta circa l’86% di acqua e un residuo secco intorno al 14%, la cui composizione varia, passando dalle brattee più esterne a quelle più interne; in particolare, le brattee esterne presentano un elevato contenuto di fibra grezza (33,4% s.s. = sostanza secca), che conferisce la maggiore consistenza coriacea ed un minor contenuto di zuccheri totali (27,3% s.s.) e di proteina grezza (17,7% s.s.) rispetto ai “cuori”, la cui composizione è caratterizzata da una percentuale molto bassa di fibra grezza (9,8% s.s.), utile per una migliore digeribilità, da un’alta percentuale di zuccheri totali (48,2% s.s.) e di proteine (21,2% s.s.). Molto bassa in tutto il capolino è la quantità di lipidi (0,7-1,6% s.s.), mentre lievi sono le differenze delle ceneri (7,5 % s.s. nelle brattee esterne, 6,8 % della s.s. nei cuori). Dall’analisi delle ceneri risulta che rispetto ad altri ortaggi, il carciofo, ha un elevato contenuto di P, K, Ca, Fe, Cu, Zn, Na. Complessivamente il potere calorico del capolino è di circa 40-60 calorie per 100 g di parte edule.
L’analisi della composizione amminoacidica mostra un elevato contenuto di amminoacidi essenziali, come acido aspartico, acido glutammico, arginina, prolina, leucina e lisina, con percentuali generalmente più elevate nei “cuori”, ad eccezione dell’acido aspartico maggiormente presente nelle brattee esterne.
Tra i costituenti del carciofo, le sostanze fenoliche e l’inulina, rivestono particolare interesse sia dal punto di vista nutrizionale che tecnologico.
Da “Caratterizzazione biochimica degli scarti industriali del carciofo: valutazione del loro potenziale utilizzo per la produzione di bio-etanolo” Tesi di laurea sperimentale Dr.ssa Francesca Rizzello
Simboli e mitologia
La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai Greci e dai Romani. A quanto sembra le attribuivano poteri afrodisiaci, infatti prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e poi trasformata da questi in carciofo.
Agli arabi andalusani, la pianta del carciofo ispirò versi di particolare eleganza e galanteria. Alfredo Cattabiani, nel suo Florario, riporta i versi del poeta Ben al Talla dove è il frutto, la alchachofa, di genere femminile, a dare il titolo al componimento:
Figlia dell’acqua e della terra, la sua abbondanza si offre
a chi la sospetta chiusa in castello di avarizia.
Sembra per il suo biancore e per l’inaccessibile rifugio,
una vergine greca nascosta in un velo di spade
Più pragmatico è invece il valore attribuito al carciofo nel nostro Paese, come dimostra la frase del duca Emanuele Filiberto di Savoia, il quale, a metà Cinquecento, diceva ai suoi ministri che l’Italia è come un carciofo: bisogna mangiarla foglia dopo foglia.
Infine, sempre Cattabiani, riporta due curiose credenze attorno al carciofo, risalenti al periodo rinascimentale, e relative alla gravidanza; la prima prescriveva: a conoscere se una donna è gravida se le dia a bere quattro once del succo di queste foglie, e se le vomiterà è gravida; mentre la seconda indicava: tenendo l’orina della donna gravida per tre dì in vetro, poi si cola con la pezza di lino bianco, nella quale rimarranno certi animaletti, che rossi denotano maschio e bianchi la femmina.
da Francesca Rizzello | Mar 15, 2017 | Alimenti
Tritordeum
Un nuovo cereale naturale
Il Tritordeum è un nuovo cereale ottenuto dall’incrocio naturale del grano duro (Triticum durum) e di un orzo selvatico (Hordeum chilense) che cresce in Cile e in Argentina. Sviluppato con tecniche di riproduzione tradizionali, il Tritordeum non è un OGM (organismo geneticamente modificato) ma una specie coltivata naturale ed è un cereale più sostenibile poiché richiede una ridotta quantità di acqua e di fungicidi/fertilizzanti. Gli oltre 30 anni di selezione hanno permesso di ottenere una pianta robusta con buona resistenza ai patogeni, alla siccità e alle elevate temperature.
Proprietà
Il Tritordeum é una fonte di acidi grassi mono-insaturi. In particolare, ha un alto contenuto in acido oleico, considerato l’acido grasso più importante della dieta mediterranea, che si distingue per i suoi benefici sul sistema cardiovascolare. Ha invece un contenuto minore di acidi polinsaturi e questo rende la farina di Tritordeum più conservabile e particolarmente adatta ai processi di frittura.
Contiene fino a 6 volte piú luteina di un frumento comune. La luteina è un carotenoide ad azione antiossidante, aiuta a proteggere la pelle dai raggi UV, protegge gli occhi dal sole e riduce il rischio di malattie oftalmologiche. La luteina inoltre conferisce ai prodotti un colore giallo dorato.
Ha un contenuto di glutine significativamente inferiore rispetto al frumento, pertanto rappresenta un’alternativa per persone con intolleranza alimentare ma non é adatto ai celiaci. Rispetto agli altri cereali ha un più alto contenuto di proteine caratterizzate da elevata digeribilità e un più basso contenuto di amido, quindi di carboidrati.
Contiene il 30% in più di fibra rispetto al frumento, in particolare di arabinoxilani, con effetti positivi sulla salute cardiovascolare. La fibra, inoltre, facilita il movimento intestinale e aumenta la sensazione di sazietà. Il Tritordeum ha un importante contenuto di fruttani che favoriscono lo sviluppo e l’equilibrio della flora intestinale grazie alla loro attività prebiotica.
Il Tritordeum contiene anche elevati quantitativi di Rame e Zinco, minerali che rivestono un ruolo fondamentale per la crescita cellulare e per il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo.
I semi di Tritordeum contengono più composti fenolici del grano tenero, del grano duro e del farro. I composti fenolici sono antiossidanti che proteggono dal cancro del colon, proteggono la pelle dai raggi UV e hanno azione antiinfiammatoria.
Le farine ricavate dal Tritordeum si adattano alla preparazione di qualsiasi prodotto (dolce e salato), conferiscono un gusto e un aroma inconfondibili e si contraddistinguono per il gradevole colore dorato.
Pasta fresca di Tritordeum
Ingredienti:
- 200g di farina di Tritordeum
- 100ml di acqua
Versate a fontana la farina sulla spianatoia, fate un buco al centro e aggiungete l’acqua, poco per volta. Impastate raccogliendo tutte le briciole che si formeranno. Lavorate molto bene la pasta con il palmo delle mani fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo. Dare la forma desiderata (nella foto potete osservare le Trofie).
Buon divertimento e tanta salute 😉
da Francesca Rizzello | Mar 7, 2017 | Alimenti
L’asparago pungente (Asparagus acutifolius L.) è una pianta erbacea perenne, sottile e allungata, con breve rizoma da cui di innalzano i teneri turioni eduli. I fiori sono piccoli, di colore verdegiallastro e portati da un breve peduncolo. I suoi fiori si possono vedere in estate. Si trova nella macchia, nei luoghi incolti, lungo i muri a secco e nei terreni poveri olivetati.
Ha proprietà diuretiche e antireumatiche.
I greci e i romani erano ghiotti di asparagi, conosciuti da Catone come corrudae. Si mangiano soltanto le punte tenere delle innovazioni primaverili, dette turioni, che si raccolgono negli incolti con la parte più dura, per essere legati a mazzetto.
Durante le feste Sciroforie (si svolgevano nell’antica Atene, in onore di Demetra o di Atena, il 12 del mese di Sciroforione, inizio dell’estate) si depositavano pegni fallici in canestri intessuti di asparagi e giunchi. A Torricella e Lizzano si ripeteva l’indovinello equivoco e licenzioso: Tegnu n’erba taccáta a fásciu, quann’éte gióvene éte másculu, quann’éte vécchia ete fémmina (ho un’erba legata a fascio, quand’è giovane è maschio, perché turione, quand’è vecchia è femmina, perché spinulosa).
Altre specie eduli sono Asparagus officinalis L., asparago comune, che cresce nei prati umidi e nelle paludi, e A. tenuifolius Lam., asparago selvatico, piuttosto raro, che cresce nei boschi di castagno e di roverella.
Agli asparagi, usati anche come amuleto, si attribuivano poteri afrodisiaci: avvolti in petali di rosa, si pensava che curassero la frigidità femminile.
Quelli dal gambo grosso, di colore pallido e dai germogli tra il rosa e il viola, sono tra i più afrodisiaci. Nel Giardino profumato (manuale arabo relativo al sesso, un lavoro della letteratura erotica del XV secolo) sono raccolte diverse ricette per resuscitare l’amante spossato:
Colui che fa bollire gli asparagi e poi li frigge, aggiungendo tuorli e condimenti in polvere, e mangia questo piatto ogni giorno, vedrà i propri desideri e la propria capacità considerevolmente fortificati.
La caratteristica migliore di questa verdura è la sua semplicità: dalla pentola alla bocca degli innamorati. Devono rimanere compatti – a nessuno piace il proprio vegetale vizzo – ed è per questo che conviene cucinarli legati con le punte verso l’alto, così la base, che è più dura, cuoce bene e le punte restano croccanti. Si mangiano, ovviamente, con le mani, spalmati di burro fuso e sale. C’è qualcuno che non coglie la metafora? (Afrodita. Isabel Allende).
da Francesca Rizzello | Feb 6, 2017 | Alimenti
Il Papavero rosso (Papaver rhoseas L.) è una pianta annuale i cui fiori sono tra i più decorativi e appariscenti.
Il papavero rosso nel linguaggio dei fiori significa beltà effimera. La dea Cecere era rappresentata dai romani con un mazzo di papaveri perché questi erano sempre presenti nei campi di cereali. Ritenuto soggetto all’influsso di Saturno, fu considerato nell’antichità simbolo della pigrizia. I greci rappresentavano Ipnos, dio del sonno, coronato da papaveri o con i loro fiori in mano.
Con i semi di papavero e il miele i romani ottenevano una bevanda sedativa detta cocetum, più blanda di quella preparata con i semi del Papaver somniferum L. , papavero da oppio. Nei semi del papavero rosso, non pericolosi come quelli del papavero da oppio, erano rigirati i pani e alcuni dolci prima della cottura e in Russia il rotolo al seme di papavero era un dolce sin dal tempo degli zar.
Tutta la pianta può essere usata in cucina prima della fioritura. Gli abitanti di Miggiano (Le) sono detti mangiapaparìne; durante la fera te Miscìanu, in ottobre, la pianta di papavero viene offerta lessata con la carne di maiale.
Paparine con olive e peperoncino
1 kg di paparine
100g di olive nere
6 cucchiai di olio
peperoncino
sale
Lessare leggermente le paperine, a parte soffriggere le olive snocciolate con aglio e olio. Aggiungere le paperine, salare e cuocere. Possono essere servite tiepide o fredde.
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